martedì 29 marzo 2016
venerdì 25 marzo 2016
Potatura del Pero
Gli alberi da frutto sono le specie che più
di altre necessitano di potatura. Questa tecnica colturale, eseguita
con tagli drastici o lievi, consente, infatti, di migliorare la qualità
e la quantità dei frutti, nonché la forma e il portamento della pianta
nei suoi primi anni di vita. Uno degli alberi da frutto che necessita di
potature specifiche è il pero. Pianta dalle origini ancora sconosciute,
il pero produce gustosissimi e succosi frutti. L’albero può essere
coltivato su larga scala, ma anche in orto e in giardino, sia per scopi
produttivi che per finalità ornamentali o pratiche, come l’ombreggiatura
di alcune aree dello spazio esterno. Il pero, sia che venga coltivato
su larga scala o in privato, ha necessità di essere potato. Le potature
cambiano in base alla varietà coltivata e alle specifiche
caratteristiche di questo albero. In ogni caso, una corretta e
sistematica potatura consente di migliorare sia il portamento del pero
che la qualità e quantità dei suoi frutti.
Caratteristiche
Prima di parlare della potatura del pero, è necessario conoscere bene
le caratteristiche di quest’albero. Il pero, nome botanico Pyrus
communis, è un albero appartenente alla famiglia delle Rosaceae. Le sue
origini sono ancora sconosciute, ma questa specie arborea è ormai
largamente diffusa nelle nostre zone, dove viene coltivata per scopi
produttivi. Non è difficile trovare il pero anche nei giardini privati,
dove la coltivazione avviene, come già detto, anche per motivi estetici o
pratici. Il pero ha un portamento verso l’alto, i suoi rami, infatti,
tendono a crescere in senso verticale. La produzione del pero avviene
nei rami giovani, cioè in quelli tra due e tre anni di età, mentre i
rami più vecchi tendono a diventare totalmente improduttivi. La potatura del pero
deve, dunque, tenere conto di queste caratteristiche, tutelando i rami
fertili ed eliminando quelli sterili. La crescita vigorosa e disordinata
dell’albero tende, inoltre, a rovinarne la resa estetica, ma anche a
far penetrare poca luce e aria all’interno della chioma. Per questo
motivo è necessario effettuare una potatura di formazione nei primi anni
di vita della pianta. Questa potatura, detta anche di allevamento,
tende a condizionare la forma dell’albero, donandole un portamento più
ordinato e non dannoso per la futura produzione della pianta. La
potatura di allevamento o di formazione si effettua entro i primi due
anni di vita della pianta, mentre dal secondo anno in poi, quando i rami
saranno diventati fruttiferi, si potrà attuare la potatura di
produzione.
Potatura di allevamento
La potatura di allevamento del pero consiste nell’eliminare un certo
numero di rami per condizionare la forma della pianta in crescita.
Questa potatura si pratica nelle piante messe a dimora. Quando si
acquista una piantina di pero da un vivaio, è necessario ridurre la
chioma in modo da potenziare lo sviluppo delle radici. I rametti
danneggiati o rotti vanno tagliati di netto ed eliminati totalmente, lo
stesso si deve fare con le radici danneggiate. Nel caso la pianta si
presenti sana e vigorosa, basta diradare lievemente la chioma, in modo
da far penetrare aria e luce all’astone centrale ( ramo da cui si
sviluppa l’intera chioma della pianta) e rafforzare le radici. Spesso,
sia per il pero coltivato su larga scala che per quello da giardino, si
utilizzano delle potature di allevamento che danno una precisa forma
alla chioma dell’albero. In base alla forma ottenuta si distinguono il
fusetto, la palmetta e il doppio asse. Il fusetto dona alla pianta una
forma classica composta da un tronco centrale e cinque o sei rami
laterali. In genere bisogna lasciare sul pero solo i rami laterali
lunghi al massimo ottanta centimetri, mentre bisogna tagliare quelli
troppo fini che superano questa lunghezza. I rami da lasciare si
scelgono tra quelli vigorosi, lignificati e portanti una gemma apicale
già sviluppata. Da eliminare anche i rami della cima che tendono a
prendere il sopravvento l’uno con l’altro. La forma a palmetta dona
all’albero una struttura a parete, cioè una chioma larga e molto
appiattita. Per la forma a palmetta si devono individuare due o tre
rami vigorosi sull’astone centrale, eliminando tutti gli altri. Nei
primi anni, l’astone non deve superare gli ottanta centimetri di
altezza, mentre in quelli successivi lo si lascia crescere effettuando
solo dei tagli di ritorno ( accorciamento) sulle branche laterali dei
rami principali. La forma a doppio asse è simile alla palmetta, solo
che la chioma si sviluppa da due astoni principali. Cioè, nei primi
anni, sul pero vengono creati due rami portanti. Su questi due rami
portanti si taglieranno i rami con la stessa tecnica della palmetta. In
tal modo si avrà una struttura a parete che si svilupperà sia in
orizzontale che in verticale.
Potatura di produzione
La potatura di produzione del pero si effettua a partire dal secondo
anno di età. I rami di un anno cresciuti su altri rami vecchi vanno
eliminati, perché improduttivi, mentre quelli che crescono vicino al
tronco si possono lasciare perché, ricevendo la linfa, diventeranno
produttivi a partire dal secondo anno. I rami di due anni contengono
molte gemme fruttifere che vanno parzialmente diradate. In tal modo si
migliora la pezzatura dei frutti. Questi rami possono subire anche un
taglio di ritorno( accorciamento a venti centimetri e massimo quaranta )
che salva una gemma fruttifera all’apice. I rami di tre anni devono
subire la stessa potatura dei rami di due anni. I rami del quarto anno,
totalmente improduttivi, possono, invece, essere completamente
eliminati. La potatura di produzione del pero varia in base alla
varietà coltivata. Esistono, infatti, varietà che fruttificano poco e
che richiedono l’abbondante rimozione delle gemme fiorali e varietà che
fruttificano molto, ma solo su alcuni rami e che non richiedono, dunque,
potature drastiche.
I frutti del pero
I frutti dell’albero di pero sono le famose e gustose pere. Nonostante
alla vista appaiano quasi tutte con una dimensione media, una forma
piriforme e una colorazione verde, gialla o aranciata, esistono infinite
varietà di questo frutto! Vediamo insieme quali sono le più diffuse.
Tutti conosciamo le tradizionali pere william grazie alla loro diffusa
coltivazione sul territorio italiano. Il loro aspetto è tondeggiante, la
tonalità gialla e la polpa si presenta piuttosto succosa. Ci sono poi
le pere Max Red Bartlett, anch’esse con una colorazione gialla, la
buccia particolarmente liscia e la polpa succosa. Sono le più utilizzate
per la produzione di succhi di frutta. Le pere Kaiser invece hanno
dimensioni più grandi rispetto alle varietà appena viste e nonostante la
colorazione gialla, la buccia appare piuttosto rugginosa e la polpa
granulosa e acidula. Queste sono le principali e più note varietà ma
esistono molteplici specie caratterizzate da tratti distintivi e da
sapori differenti.
Potatura del Pesco
Il pesco è un albero da frutto del genere
prunus, lo stesso del ciliegio. Specie arborea dalla lunga tradizione,
il pesco di distingue per il suo portamento, per la chioma, per la
bellezza dei suoi fiori e per il gusto dei suoi tipici frutti estivi:
le pesche. Questo albero può anche essere coltivato in giardino a scopo
ornamentale. In tal caso si potranno ammirare i suoi stupendi fiori
primaverili e si potranno anche assaggiare i suoi deliziosi frutti
estivi. Come tutti gli alberi da frutto, anche il pesco necessita di
adeguati interventi di potatura. La potatura del pesco
ha gli stessi obiettivi di quella praticata su altri alberi da frutto:
stimolare la fioritura e la fruttificazione, contenere la chioma
dell’albero e stabilire la forma della pianta giovane. Negli interventi
di potatura del pesco si devono usare gli attrezzi tipici per
potare, ovvero attrezzi dalla lama ben affilata e in grado di eseguire
tagli netti e precisi.
Gli attrezzi per potare il pesco
sono gli stessi di quelli utilizzati per le altre piante, ovvero
segaccio, aste telescopiche, forbici, troncarami e svettatore. Se
l’albero è di notevoli dimensioni, si possono usare anche motoseghe.
Gli attrezzi a motore vengono frequentemente utilizzati nelle potature
agricole di produzione, dove viene tagliato un elevato numero di alberi.
Gli attrezzi scelti per potare il pesco ( in caso di un
piccolo albero si possono scegliere segacci e forbici) devono essere
adeguatamente puliti e disinfettati prima e dopo l’uso. Nelle lame,
infatti, si tendono ad accumulare le resine emesse durante i tagli della
potatura precedente. Queste resine possono contenere funghi, virus e
batteri in grado di infettare e di danneggiare l’albero di pesco. Per
maggiore sicurezza, occorre disinfettare anche i guanti di potatura e i
foderi dove riporre gli attrezzi una volta che si è smesso di usarli.
Nella scelta degli attrezzi di potatura del pesco bisogna puntare a
quelli con le lame dritte e ben affilate. Le lame molto appuntite e
affilate consentono, infatti, di praticare tagli netti e decisi e di non
lasciare sull’albero troppe ferite o sfilacciature.
La potatura del pesco comprende due diverse tipologie di intervento:
quello di formazione e quello di produzione. Il primo si pratica nei
primi anni di vita dell’albero, dal primo al quarto anno. Il suo
obiettivo è determinare la forma che l’arbusto dovrà avere una volta che
sarà giunto alla completa maturazione. Nel primo anno di vita
dell’albero si procede a tagliare il tronco di netto. Nel secondo anno
si lasciano due rami lunghi al massimo trentacinque centimetri. Nel
terzo anno, su ogni ramo lasciato nell’anno precedente, si lasciano
altri due rami sempre della stessa lunghezza e così via fino alla
potatura dell’ultimo anno di formazione, cioè del quarto o al massimo
del quinto. Nella fase adulta, grazie alla precedente potatura di
formazione, il pesco avrà raggiunto il portamento e la forma desiderata.
In questa fase si potrà praticare la potatura di produzione, che ha lo
scopo di stimolare la fioritura e lo sviluppo del frutti. La potatura di
produzione, detta anche di mantenimento, prevede due fasi: una
invernale e una estiva. In inverno si procede a tagliare i rami
dell’anno perché il pesco fruttifica su quelli del secondo anno, mentre
in estate si procede a sfoltire la chioma per consentire una maggiore
penetrazione della luce tra i rami. Luce e ossigeno stimolano le
funzioni vegetative della pianta favorendo la fioritura e lo sviluppo
dei frutti. La potatura del pesco serve anche a contenere la forma della
chioma e la sua crescita disordinata o eccessiva. Durante i tagli
invernali bisogna fare attenzione a riconoscere i rami fertili, in modo
da lasciarli sul ramo e preservare la futura produzione estiva. Per non
sbagliare, è meglio scegliere giornate invernali senza nebbia o scarse
condizioni di visibilità.
Come
detto al paragrafo precedente, sul pesco si praticano due differenti
potature di produzione: una invernale, detta anche potatura “secca” e
una estiva, detta anche potatura “verde”. Il fatto che gli interventi
siano previsti entro delle stagioni ben precise non vuol dire che
possano essere effettuati in qualsiasi mese dell’inverno o dell’estate.
La potatura invernale va effettuata, entro febbraio, nelle zone a clima
temperato; mentre, nelle zone in cui si prevedono forti gelate , è
meglio anticipare l’intervento a novembre. La potatura estiva va
effettuata a luglio e consiste essenzialmente nella sfoltitura della
chioma. Un albero di pesco con una chioma ordinata non è solo bello
esteticamente, ma è anche in grado di far penetrare più luce all’interno
dei rami e più ossigeno. Aria e luce solare consentono all’albero di
compiere meglio le funzioni fotosintetiche e di assimilare più
facilmente i nutrienti del terreno. Ricordiamo che la potatura del
pesco, per essere davvero efficace, richiede abilità e attenzione. In
caso di difficoltà o incertezza negli tagli, può essere utile rivolgersi
a una ditta specializzata in potatura e interventi sulle piante da
frutto.
Cosa seminare a Marzo
Con l'avvicinarsi della primavera è giunto il momento di dedicarsi alla
semina degli ortaggi che si vorranno raccogliere nei mesi successivi,
fino all'estate. Sono sufficienti pochi semi da interrare in un vaso per dare il via ad
una vere a propria passione.
Cosa seminare a marzo
Con l'arrivo del primo tepore
primaverile, anche nelle regioni italiane dal clima meno mite è
possibile iniziare la semina degli ortaggi che potranno essere raccolti
tra la tarda primavera e l'estate, come zucchine, pomodori, melanzane, piselli e peperoni.
Chi ha lo spazio adatto a disposizione e vive nelle regioni più calde,
potrà provare a cimentarsi nella semina di angurie e di meloni. Carote,
ravanelli, rucola, lattuga e patate sono tra gli ortaggi che possono
essere seminati tutto l'anno dove il clima è clemente. Non dimenticate
di seminare il basilico, così da poter raccoglierne le foglie per preparare pesto gratis fino a settembre o ottobre.
A marzo è possibile seminare:
Aglio
Angurie
Asparagi
Barbabietole
Basilico
Bieta
Carote
Cavoli
Cetrioli
Cime di rapa
Cipolle
Fave
Finocchi
Indivia
Lattuga
Melanzane
Meloni
Patate
Peperoni
Piselli
Pomodori
Porri
Prezzemolo
Radicchio
Rucola
Sedano
Topinambur
Zucchine
Angurie
Asparagi
Barbabietole
Basilico
Bieta
Carote
Cavoli
Cetrioli
Cime di rapa
Cipolle
Fave
Finocchi
Indivia
Lattuga
Melanzane
Meloni
Patate
Peperoni
Piselli
Pomodori
Porri
Prezzemolo
Radicchio
Rucola
Sedano
Topinambur
Zucchine
Consigli per la semina
Se temete che nelle prime settimane di
marzo il freddo possa rovinare i giovani germogli o se preferite
organizzarvi in modo da trasferire nei vasi o in piena terra soltanto le
piantine che appaiono più resistenti, il consiglio principale consiste
nell'utilizzare dei semenzai, anche fai da te,
realizzati con contenitori per alimenti di recupero, in modo da riporre i
germogli al riparo da eventuali intemperie e da poter effettuare una scrematura delle piantine prima del trapianto.
Il raccolto del mese di marzo
Nel mese di marzo è possibile raccogliere le ultime zucche
ed alcuni ortaggi tipici della stagione invernale, come i cavolfiori.
Sarà inoltre possibile raccogliere lattuga, prezzemolo, rape, rucola,
spinaci, verze ed erbe aromatiche da essiccare. Nel mese di marzo, come lungo tutto il corso dell'anno, è possibile dedicarsi alla coltivazione casalinga ed alla raccolta dei germogli,
partendo da chicchi, semi o legumi secchi, tra cui troviamo ceci, fieno
greco, semi di lino, erba medica, orzo, senape, lenticchie, miglio e
amaranto.
A marzo è possibile raccogliere:
Aglio
Barbabietola
Broccolo
Carciofi
Carote
Cicoria
Cime di rapa
Cavolfiori
Cavolini di Bruxelles
Cavolo verza
Cime di rapa
Cipolla
Finocchi
Indivia
Lattuga
Lattughino da taglio
Patate
Porri
Prezzemolo
Rape
Ravanelli
Rucola
Rosmarino
Scarola
Scorzabianca
Scorzanera
Sedano
Spinaci
Tarassaco
Valeriana
Verza
Zucca
Barbabietola
Broccolo
Carciofi
Carote
Cicoria
Cime di rapa
Cavolfiori
Cavolini di Bruxelles
Cavolo verza
Cime di rapa
Cipolla
Finocchi
Indivia
Lattuga
Lattughino da taglio
Patate
Porri
Prezzemolo
Rape
Ravanelli
Rucola
Rosmarino
Scarola
Scorzabianca
Scorzanera
Sedano
Spinaci
Tarassaco
Valeriana
Verza
Zucca
Orto sul balcone a marzo
Nel mese di marzo, a seconda di quanto seminato in precedenza, potrete ancora avere la fortuna di raccogliere
dai vostri vasi lattuga, rucola, rosmarino, prezzemolo, lattughino da
taglio, salvia, e altre erbe aromatiche sempreverdi. E' il momento di preparare i vasi per la semina
delle nuove piantine. Tra le più adatte da seminare in vaso nel mese di
marzo troviamo ravanelli, carote, basilico, zucchine, pomodorini,
fagioli e fagiolini, ma anche melanzane rotonde di piccola taglia,
piccoli peperoni e peperoncini, cetrioli, patate e topinambur.
I lavori nell'orto secondo il calendario lunare
Luna crescente
La tradizione contadina consiglia di seminare
quando la luna è crescente ravanelli, carote, piselli, prezzemolo,
lattuga, lattughino da taglio, basilico, angurie, cetrioli, asparagi,
cavoli, compreso il cavolo cappuccio, e zucchine. Con la luna crescente
si possono inoltre trapiantare fragole, patate, cipolle e lattuga. Approfittate dei giorni di luna crescente per raccogliere le erbe aromatiche e le erbe officinali da essiccare, oltre che per la raccolta di carote e ravanelli.
La luna sarà crescente dal 10 al 22 marzo 2016.
Luna calante
E' preferibile approfittare dei giorni di luna calante per dedicarsi alla semina
di topinambur, radicchio, lattughino da taglio, bieta, sedano, cipolle e
indivia. Prima della semina, preparate l'orto ad accogliere le nuove
piantine rivoltando le zolle ed occupatevi anche di preparare un nuovo
cassone per il compostaggio in giardino e di rimestare
quanto già accumulato durante l'inverno. Si consiglia inoltre di
seminare le erbe aromatiche e di procedere alla potatura di viti, meli e
peri in questo periodo. Cipolla, aglio, scalogno e tutti gli ortaggi a
bulbo dovrebbero essere preferibilmente raccolti quando la luna è
calante.
La luna sarà calante dall'1 all'8 e dal 24 al 31 marzo 2016.
Cipolla
Cipolla - Allium cepa L. Atlante delle coltivazioni erbacee - Piante aromatiche
Famiglia: Liliaceae
Specie: Allium cepa L.
Francese: oignon; Inglese: onion; Spagnolo: cebolla; Tedesco: Zwiebel.
Generalità
La cipolla è una pianta erbaceabiennale probabilmente originaria
degli altipiani del Turchestan e dell'Afghanistan (Asia occidentale). La
sua coltivazione è molto antica e risale agli Egizi nel IV millennio
a.C.; oggi è coltivata in tutto il mondo.
In Italia le regioni maggiormente interessate a questa coltura sono l'Emilia-Romagna, la Campania, la Sicilia e la Puglia.
In Italia le regioni maggiormente interessate a questa coltura sono l'Emilia-Romagna, la Campania, la Sicilia e la Puglia.
Cipolle rosse (foto www.agraria.org)
Caratteri botanici
La cipolla (Allium cepa L.) appartiene alla famiglia delle
Liliaceae. Alcuni studiosi, per la forma dell'infiorescenza, la
inseriscono, come l'aglio, nella famigla delle Amarillidaceae.
L'apparato radicale è costituito da numerse radici fascicolate e superficiali (in genere nei primi 20-25 cm di terreno), di colre biancastro, normalmente sprovviste di peli radicali e carnose.
Alla germinazione presenta una piccola foglia che fuoriesce dal terreno con forma ad anello ed in seguito si solleva ed assume l'aspetto di una frusta. Compaiono poi lentamente le altre foglie che sono cave, fistolose, rigonfie nella parte inferiore. Il bulbo (la parte edule della pianta) è costituito dall'ingrossamento della parte basale delle foglie che si ispessiscono, divengono carnose, bianche o leggermente colorate di rosso o violetto. Le guaine esterne si presentano invece sottili, cartacee, di colore variabile dal bianco, al dorato, al rosso al violetto, a seconda della varietà.
Trapiantando i bulbi al secondo anno si forma lo scapo fiorale, cavo internamente e rigonfio nella parte inferiore. Lo scapo porta alla sommità una infiorescenza ad ombrella semplice, globosa, composta da molti fiori, che presentano protandria (vanno a maturazione prima le antere e poi gli ovuli) e conseguente allogamia in quanto la fecondazione è favorita dagli insetti pronubi. Dalla fecondazione si forma una capsula triloculare contenente 1-2 semi, di forma irregolare, generalmente di colore nero, ma anche bruno. Il peso di 1.000 semi va da 3 a 5 grammi.
L'apparato radicale è costituito da numerse radici fascicolate e superficiali (in genere nei primi 20-25 cm di terreno), di colre biancastro, normalmente sprovviste di peli radicali e carnose.
Alla germinazione presenta una piccola foglia che fuoriesce dal terreno con forma ad anello ed in seguito si solleva ed assume l'aspetto di una frusta. Compaiono poi lentamente le altre foglie che sono cave, fistolose, rigonfie nella parte inferiore. Il bulbo (la parte edule della pianta) è costituito dall'ingrossamento della parte basale delle foglie che si ispessiscono, divengono carnose, bianche o leggermente colorate di rosso o violetto. Le guaine esterne si presentano invece sottili, cartacee, di colore variabile dal bianco, al dorato, al rosso al violetto, a seconda della varietà.
Trapiantando i bulbi al secondo anno si forma lo scapo fiorale, cavo internamente e rigonfio nella parte inferiore. Lo scapo porta alla sommità una infiorescenza ad ombrella semplice, globosa, composta da molti fiori, che presentano protandria (vanno a maturazione prima le antere e poi gli ovuli) e conseguente allogamia in quanto la fecondazione è favorita dagli insetti pronubi. Dalla fecondazione si forma una capsula triloculare contenente 1-2 semi, di forma irregolare, generalmente di colore nero, ma anche bruno. Il peso di 1.000 semi va da 3 a 5 grammi.
Esigenze ambientali
La cipolla è abbastanza resistente alle basse temperature, tanto
che la germinazione, pur avvenendo in condizioni ottimali intorno ai
20-25°C, può iniziare già a valori di 0-1°C.
Essendo una pianta biennale, la formazione dell'infiorescenza è stimolata dal processo di vernalizzazione.
La cipolla presenta esigenze diverse nei confronti della luce, tanto che le singole varietà iniziano la bulbificazione quando si verificano condizioni appropriate di luminosità:
- brevidiurne: richiedono un periodo di 10-12 ore di luce al giorno (varietà precoci);
- neutrodiurne: richiedono un periodo di 12-14 ore di luce al giorno (varietà medio-precoci);
- longidiurne: richiedono un periodo di 14-16 ore di luce al giorno (varietà tardive o molto tardive).
Predilige terreni di medio impasto tendenzialmente sciolti ma si adatta anche a quelli argillosi purchè freschi, profondi, ricchi di sostanza organica, con buona disponibilità di acqua. E' consigliabile un avvicendamento lungo (ogni 4-5 anni). Predilige terreni con valori di pH tra 6 e 7.
Essendo una pianta biennale, la formazione dell'infiorescenza è stimolata dal processo di vernalizzazione.
La cipolla presenta esigenze diverse nei confronti della luce, tanto che le singole varietà iniziano la bulbificazione quando si verificano condizioni appropriate di luminosità:
- brevidiurne: richiedono un periodo di 10-12 ore di luce al giorno (varietà precoci);
- neutrodiurne: richiedono un periodo di 12-14 ore di luce al giorno (varietà medio-precoci);
- longidiurne: richiedono un periodo di 14-16 ore di luce al giorno (varietà tardive o molto tardive).
Predilige terreni di medio impasto tendenzialmente sciolti ma si adatta anche a quelli argillosi purchè freschi, profondi, ricchi di sostanza organica, con buona disponibilità di acqua. E' consigliabile un avvicendamento lungo (ogni 4-5 anni). Predilige terreni con valori di pH tra 6 e 7.
Varietà
Anche se il miglioramento genetico di questa specie ha avuto
inizio di recente, la selezione operata dagli agricoltori in precedenza
ha consentito di disporre di un certo numero di varietà e tipi
differenti per esigenze luminose, lunghezze del ciclo biologico
(precoci, medie e tardive), destinazione del prodotto, forma del bulbo,
colore delle tuniche esterne (bianche, rosse, gialle, viola, brune).
A seconda della destinazione del prodotto, si distinguono varietà per il consumo fresco (in genere quelle precoci), da serbo, raccolte a fine estate-inizio autunno e conservate fino alla primavera successiva, da sottoli e sottaceti, a bulbo bianco come la "Bianca di Baretta" o la "Borettana", e varietà da disidratare, il cui prodotto è impiegto per i cibi precotti, nelle mense, nei ristoranti.
A seconda della destinazione del prodotto, si distinguono varietà per il consumo fresco (in genere quelle precoci), da serbo, raccolte a fine estate-inizio autunno e conservate fino alla primavera successiva, da sottoli e sottaceti, a bulbo bianco come la "Bianca di Baretta" o la "Borettana", e varietà da disidratare, il cui prodotto è impiegto per i cibi precotti, nelle mense, nei ristoranti.
Tecnica colturale
A causa del fenomeno della "stanchezza del terreno" i migliori
risultati produttivi si ottengono con una rotazione aleno triennalee
facendo seguire la cipolla a colture prative, cereali, oppure, nelle
zone a vocazione orticola, a radicchio, insalate o carota. Sono da
evitare successioni a barbabietola da zucchero, patata e cavolo. Si
consiglia un'aratura a 30-40 cm.
La semina viene normalmente effettuata con seminatrici di precisione di tipo pneumatico e utilizzando sia seme nudo che confettato o ricorrendo a seme posto su nastro di materiale che si decompone con l'umidità del terreno. La distanza di semina varia in funzione della destinazione finale del prodotto (file distanti 16-20 cm per quelle a bulbo grosso, 9-10 cm per quelle a bulbo più piccolo). Il seme va posto a una profondità di 2-3 cm. Dopo la semina è consigliabile effettuare una leggera rullatura per far meglio aderire il terreno al seme. L'epoca di semina va da settembre a dicembre per le cipolle da consumo fresco, a raccolta primaverile, e da gennaio ad prile per quelle da serbo, a raccolta estivo-autunnale, per sottaceti e da industria. Anziché effettuare la semina diretta è possibile ricorrere al trapianto di piantine ottenute in contenitori alveolari, accorciando così il ciclo di circa 3 settimane.
La cipolla, pur non presentando particolari esigenze nutritive, richiede comunque una buona fertilità del terreno. La concimazione deve essere (nella grande coltura) esclusivamente minerale in quando quella organica, in genere a base di letame bovino, può pregiudicare la conservazione dei bulbi e favorire l'attacco di funghi patogeni e nematodi. Meglio se la concimazione organica viene effettuata sulla coltura precedente. La cipolla necessita di N soprattutto nel periodo che va dalla germinazione alla bulbificazione, mentre ha un particolare fabbisogno di P e K nei 20 giorni che precedono la raccolta; apporti azotati tardivi possono avere ripercussioni negative sulla conservabilità del prodotto.
A causa dell'apparato radicale molto superficiale, la cipolla è molto sensibile agli stress idrici e pertanto occorre intervenire con frequenti irrigazioni, ma di limitata entità. Gli interventi irrigui, di norma, dovrebbero essere sospesi 25-30 giorni prima della raccolta.
La cipollabè una specie che, per forma della pianta e portamento dell'apparato fogliare, non entra in concorrenza con le infestanti presenti sul terreno durante tutto il ciclo colturale. La lotta viene fatta impiegando erbicidi, anche se l'individuazione del principio attivo ottimale non è facile in quanto, essendo la cipolla coltivata quasi ovunque, ci si trova di fronte, di volta in volta, a una composizione floristica diversa; inoltre va osservato che la coltura è presente sul terreno in periodi molto diversi e che abbracciano quasi tutto l'anno.
La semina viene normalmente effettuata con seminatrici di precisione di tipo pneumatico e utilizzando sia seme nudo che confettato o ricorrendo a seme posto su nastro di materiale che si decompone con l'umidità del terreno. La distanza di semina varia in funzione della destinazione finale del prodotto (file distanti 16-20 cm per quelle a bulbo grosso, 9-10 cm per quelle a bulbo più piccolo). Il seme va posto a una profondità di 2-3 cm. Dopo la semina è consigliabile effettuare una leggera rullatura per far meglio aderire il terreno al seme. L'epoca di semina va da settembre a dicembre per le cipolle da consumo fresco, a raccolta primaverile, e da gennaio ad prile per quelle da serbo, a raccolta estivo-autunnale, per sottaceti e da industria. Anziché effettuare la semina diretta è possibile ricorrere al trapianto di piantine ottenute in contenitori alveolari, accorciando così il ciclo di circa 3 settimane.
La cipolla, pur non presentando particolari esigenze nutritive, richiede comunque una buona fertilità del terreno. La concimazione deve essere (nella grande coltura) esclusivamente minerale in quando quella organica, in genere a base di letame bovino, può pregiudicare la conservazione dei bulbi e favorire l'attacco di funghi patogeni e nematodi. Meglio se la concimazione organica viene effettuata sulla coltura precedente. La cipolla necessita di N soprattutto nel periodo che va dalla germinazione alla bulbificazione, mentre ha un particolare fabbisogno di P e K nei 20 giorni che precedono la raccolta; apporti azotati tardivi possono avere ripercussioni negative sulla conservabilità del prodotto.
A causa dell'apparato radicale molto superficiale, la cipolla è molto sensibile agli stress idrici e pertanto occorre intervenire con frequenti irrigazioni, ma di limitata entità. Gli interventi irrigui, di norma, dovrebbero essere sospesi 25-30 giorni prima della raccolta.
La cipollabè una specie che, per forma della pianta e portamento dell'apparato fogliare, non entra in concorrenza con le infestanti presenti sul terreno durante tutto il ciclo colturale. La lotta viene fatta impiegando erbicidi, anche se l'individuazione del principio attivo ottimale non è facile in quanto, essendo la cipolla coltivata quasi ovunque, ci si trova di fronte, di volta in volta, a una composizione floristica diversa; inoltre va osservato che la coltura è presente sul terreno in periodi molto diversi e che abbracciano quasi tutto l'anno.
Raccolta e conservazione
La cipolla è pronta per essere raccolta quando le foglie si
presentano appassite, ingiallite e curvate verso terra per la perdita di
turgidità. L'estirpazione è di norma effettuata con macchine
escavatrici-allineatrici che, formando delle andane, scalzano i bulbi
che vengono lasciati sul campo per circa una settimana, fino alla
completa essiccazione delle radici e della parte aerea; in seguito, con
una macchina raccoglicaricatrice, si provvede alla raccolta.
Una volta raccolti e messi nei contenitori, i bulbi possono essere destinati subito al consumo fresco e all'industria di trasformazione o essere conservati. Non tutte le varietà si prestano alla conservazione; in genere le migliori sono quelle tardive.
La cipolla può essere destinata al consumo fresco o all'industria di conservazione per la produzione di sottoli, sottaceti o fettine disidratate. Il suo valore nutritivo è legato soprattutto alla presenza di sali minerali e di una certa quantità di vitamine, soprattutto la vitamina C.
Una volta raccolti e messi nei contenitori, i bulbi possono essere destinati subito al consumo fresco e all'industria di trasformazione o essere conservati. Non tutte le varietà si prestano alla conservazione; in genere le migliori sono quelle tardive.
La cipolla può essere destinata al consumo fresco o all'industria di conservazione per la produzione di sottoli, sottaceti o fettine disidratate. Il suo valore nutritivo è legato soprattutto alla presenza di sali minerali e di una certa quantità di vitamine, soprattutto la vitamina C.
Avversità
Tra le avversità non parassitarie sono causa di
danni rilevanti le gelate tardive e le grandinate. A seguito di
tecniche colturali errate o di andamenti climatici avversi, la cipolla
può andare incontro alla prefioritura, cioè alla formazione dello scapo
fiorale senza formare il bulbo, quando a un andamento climatico normale
seguono abbassamenti termici a 10-12°C seguiti da un rapido innalzamento
della temperatura.
Virosi
- Virus del mosaico
- Virus del mosaico giallo
Batteriosi
Durante la raccolta e la conservazione è possibile riscontrare tre tipi di marciume batterico: il marciume molle, il marciume solforoso e il marciume acido.
Micosi
Molte sono le micosi che condizionano la produttività della cipolla; alcune si riscontrano sulla parte aerea (peronospora, botrite, alternariosi, carbone), altre sull'apparato ipogeo (marciume basale o fusariosi, antracnosi, marciume rosa delle radici, marciume carbonioso).
Parassiti animali
Numerosi sono i parassiti animali che possono danneggiare la coltura; per fortuna i loro danni sono modesti e pertanto la lotta chimica viene effettuata solo nei confronti di alcuni fitofagi.
- Insetti (Trioza tremblayi), tripide della cipolla, Agriotes spp., Delia antiqua);
- Nematodi (Ditylenchus dipsaci, Longidorus spp., ecc.).
Virosi
- Virus del mosaico
- Virus del mosaico giallo
Batteriosi
Durante la raccolta e la conservazione è possibile riscontrare tre tipi di marciume batterico: il marciume molle, il marciume solforoso e il marciume acido.
Micosi
Molte sono le micosi che condizionano la produttività della cipolla; alcune si riscontrano sulla parte aerea (peronospora, botrite, alternariosi, carbone), altre sull'apparato ipogeo (marciume basale o fusariosi, antracnosi, marciume rosa delle radici, marciume carbonioso).
Parassiti animali
Numerosi sono i parassiti animali che possono danneggiare la coltura; per fortuna i loro danni sono modesti e pertanto la lotta chimica viene effettuata solo nei confronti di alcuni fitofagi.
- Insetti (Trioza tremblayi), tripide della cipolla, Agriotes spp., Delia antiqua);
- Nematodi (Ditylenchus dipsaci, Longidorus spp., ecc.).
Uso in cucina e proprietà terapeutiche
I bulbi di cipolla sono ampiamente impiegati in cucina per preparare minestre, carni, sughi, insalate, ecc.
Proprietà terapeutiche: antibatterica e antinfettiva, stimola la funzionalità renale favorendo l'eliminazione delle scorie azotate e combatte i vermi intestinali.
Proprietà terapeutiche: antibatterica e antinfettiva, stimola la funzionalità renale favorendo l'eliminazione delle scorie azotate e combatte i vermi intestinali.
giovedì 24 marzo 2016
Trapianto del mirtillo
Il trapianto del mirtillo non si fa nello stesso periodo in tutta Italia, ma varia da Nord e Sud
Il trapianto delle piante di mirtillo va effettuato, in un terreno acido (il pH
ideale è compreso tra 4,5 e 5,5), in primavera (da marzo a maggio)
nelle regioni settentrionali o alla fine dell’autunno
(novembre-dicembre) nelle regioni centrali e meridionali. Per chi è
interessato a coltivare più piante di mirtillo il sesto di impianto deve essere di 3 metri tra le file e 1,2-1,4 metri lungo il filare.
Nei vivai è possibile acquistare piante
di 9-15 mesi di età in vasi di plastica o a radice nuda. Nel primo
caso, viste le ridotte dimensioni dei contenitori, l’apparato radicale
delle giovani piantine di mirtillo si presenta fortemente «costretto»
all’interno del vasetto. Per favorire la futura crescita è opportuno,
prima di procedere al trapianto, intervenire sul pane di terra
che ospita l’apparato radicale, districando e distendendo le radici.
Subito dopo il trapianto può essere consigliabile effettuare un
contenuto alleggerimento della chioma sopprimendo i rami in eccesso, con
particolare riguardo a quelli deboli e sottili. Una tempestiva irrigazione dopo il trapianto delle giovani piante di mirtillo si dimostra molto utile per favorirne il buon attecchimento.
Trapiantare i pomodori ad Aprile
Potete coltivare il pomodoro sia sotto piccoli
tunnel o in pieno orto dopo aver eseguito con cura la vangatura e una
concimazione organica delle aiole. Prima, però, seminate in contenitori
alveolati per ottenere piantine con pane di terra
A marzo continua la semina di pomodoro in contenitori alveolati. Dalla prima metà di aprile, poi, occorre mettere a dimora le piantine con pane di terra già
pronte sotto piccoli tunnel e da fine mese all’aperto, a meno che non
si verifichino ritorni di freddo. È bene scegliere, se possibile, la pacciamatura con teli plastici scuri. Installate con molta cura i sostegni, soprattutto per le varietà che crescono di continuo in altezza (varietà indeterminate, vedi il disegno qui a destra) dotate di maggio vigore vegetativo; a tal proposito Impiegate solidi tutori, alti anche 2,5 metri fuori terra.
Dopo il trapianto irrigate con modeste quantità di acqua.
I significati simbolici dei fiori e dei frutti nella storia dell'uomo Parte 2
... E DEI FRUTTI
Anche le piante da frutto vantano una lunga tradizione simbolica e allegorica.
Il LIMONE è simbolo di fedeltà amorosa, per la sua caratteristica proprietà di produrre frutti lungo tutto il corso dell'anno.
Anche le piante da frutto vantano una lunga tradizione simbolica e allegorica.
Il LIMONE è simbolo di fedeltà amorosa, per la sua caratteristica proprietà di produrre frutti lungo tutto il corso dell'anno.
I fiori bianchi dell'ARANCIO, da sempre tradizionale ornamento delle spose, sono simbolo di castità e purezza: l'arancio, come pianta sempreverde, dalle foglie quasi incorruttibili, è anche immagine dell'uomo retto, che cammina sulla via della virtù.
Una lunga tradizone letteraria e pittorica è riservata alla MELAGRANA. La caratteristca di questo frutto di racchiudere in sè numerosi chicchi l'ha da sempre legato a un'imagine di prosperità e fertilità. Raffigurata in mano a Gesù Bambino, la melagrana è poi simbolo di Resurrezione; può essere inoltre allegoria della Chiesa, capace di unire molti popoli e culture in una sola fede.
La MELA, al di là dei miti classici, è per la tradizione cristiana il frutto proibito del giardino del Paradiso, simbolo della caduta dell'uomo nel peccato. Anche se le Sacre Scritture non identificano l'albero della conoscenza propriamente in un melo, ciò lo si riconduce alla lingua latina: in latino infatti malum significa sia melo che male. Una mela raffigurata in mano a Gesù Bambino o un melo alle spalle della Madonna assume però un significato di salvezza e redenzione.
La MELA COTOGNA, dai tempi antichi è simbolo di amore e fertilità; era considerata anche una pianta efficace come antidoto contro gli avvelenamenti.
Il FICO è l'albero delle origini di Roma: secondo la leggenda, la cesta con i piccoli Romolo e Remo, abbandonati in balia delle acque del Tevere, si fermò miracolosamente sotto un fico selvatico. Il fico, nella tradizione delle Sacre Scritture e in quella medievale può significare fertilità e benessere, ma anche peccato e lussuria.
Le foglie tripartite della pianta di FRAGOLA alludono alla Trinità, mentre il fiore bianco è immagine di innocenza e umiltà; per il suo colore rosso la fragola rimadna alla Passione di Gesù, così come la CILIEGIA.
La PRUGNA assume significati diversi a seconda del colore: la prugna scura allude alla passione e morte di Gesù; la gialla alla castità di Cristo; la rossa alla Sua carità; la bianca ala Sua umiltà.
La PESCA, costituita da tre parti - la polpa, il nocciolo e l'interno del nocciolo che racchiude il seme - rimanda sempre al concetto di Trinità; quando una pesca viene raffigurata con una foglia attaccata al picciolo diventa inoltre simbolo del cuore e della lingua, e quindi attributo della Verità.
Nell'antica Roma il NOCE era emblema del matrimonio e simbolo di fertilità; per il cristianesimo il noce è attributio a Sant'Antonio da Padova, in quanto si racconta che il Santo predicasse sovente nei pressi di una pianta di noce.
Il NOCCIOLO è simbolo di fecondità e generazione, di pace e prosperità, nocnhè di salvezza, per una lunga tradizione narrativa.
La CASTAGNA, chiusa in un guscio di aculei spinosi, evoca l'immagine della Passione di Gesù; simboleggia anche la castità, contenendo nel suo nome la raice casta, ovvero pura.
I significati simbolici dei fiori e dei futti nella storia dell'uomo, Parte 1
Nell'ambito delle Sacre Scitture, della letteatura e della storia dell'arte, la natura ha sempre avuto un valore molto ampio, non relegato solo al ruolo di ambiente nel quale si svolge la vita umana. Così, nel corso dei milleni e dei secoli, si è voluta dare un'interpretazione agli elementi naturali, conferendo alla terra, al cielo, al mare e agli esseri vegetali e animali che popolano tali ambienti, vizi e virtù, qualità ora tipicamente divine, ora propriamente umane.
Partendo dal Cantico dei Cantici (testo contenuto della Bibbia ebraica e cristiana), passando per i mkti dell'Età classica narrati da Ovidio (poeta romano del I secolo a.C.) e Plinio il Vecchio (scrittore e naturalisra romano del I secolo d.C.), fino ad arrivare alle Nature Morte della pittura dela Manierismo (corrente artistica del XVI secolo) e del Barocco (movimento culturale del XVII secolo e dei primi decenni del XVIII), innumrevoli sono stati i significati attribuiti ai fiori e ai frutti: religiosi, morali, spirituali, terreni, araldici, geografici... Addentriamoci quindi in questo mondo fantastico.
IL SIGNIFICATO DEI FIORI
I fiori sono sicuramente tra i soggetti maggiorente rappresentati nella pittura, ma sono anche oggetto di numerose pagine letterarie. Sin dai tempi antichi, l'immagine del fiore è associata al concetto della bellezza, ma anch di una vita breve ed effimera, destinata a deperire in breve tempo. Quest'ultimo è il tema dominante delle celebri Nature Morte, che raffigurando splendide composizioni floreali, dove fiori meravigliosi figurano accanto ad altri che stanno per appassire, simboleggiano la caducità della vita dell'uomo. Ma il fiore è anche simbolo di speranza: da esso si sviluppa infatti il frutto, che efoca la rinascita. Il fiore è simbolo del nuovo giorno, della primavera ed è, grazie al profumo da esso amanato, un attributo nella raffiugurazione del senso dell'olfatto.
Il MUGHETTO è uno dei primi fiori a spuntare nel giardino: è quindi immagine della primavera. Per la sua purezza, il candore e la dolcezza del suo profumo è associato all'immagine della Madonna. E' inoltre simbolo di umiltà, in quanto la sua corolla è rivolta verso il basso.
Il TULIPANO, soggetto molto frequente della pittura fiamminga (le Fiandre sono una regione del Belgio) del Seicento, data la sua ricercata bellezza, è simbolo della vanita delle cose terrene: è infatti in pittura spesso rappresentato mentre i suoi petali colorati stanno per cadere.
Secondo i miti classici Gicinto era il nome di un amico del dio Apollo: colpito a morte in modo accidentale, venne trasformato da Apollo in un bellissimo fiore. Pur essendo questo episodio legato a una connotazione funeraria, il GIACINTO è simbolo anche si prudenza e saggezza, dato che Apollo nel mondo classico è dio della sapienza.
Secondo le leggende mitlogiche raccontate dal poeta latino Ovidio, Narciso ero uno splendido ragazzo che si innamorò della propria immagine riflessa nell'acqua struggendosi d'amore per se stesso fino alla morte: il NARCISO è quindi un fiore divenuto simbolo si egoismo e di amore verso se stessi. L'avvento del cristianesimo ha però superato tale interpretazione, e il narciso, presente nelle rappresentazioni pittoriche dell'Annuncizione e del Paradiso Terrestre, è divenuto emblema del trionfo d'amore divino e della vita eterna sopra la morte e l'egoismo.
Il GIGLIO è da sempre uno dei fiori più simbolici. Nell'Antico Testamento molti sono i passi dedicati a questo fiore, simbolo di bellezza, fertilità e fioritura spirituale. Come simbolo di purezza, oltre a essere un attributo della Vergine Maria, in molte opere pittoriche viene offerto da Gesù Bambino e dai Santi (celebre l'iconografia di Sant'Antonio da Padova). Appare, inoltre, come emblema araldico della città di Firenze e dei reali di Francia. Nei quadri si accompagna spesso all'iris, che a causa delle sue foglie a forma di spada allude al dolore della Madonna per la morte di Gesù.
Il CICLAMINO, ritenuto un simbolo di fertilità, secondo lo storico latino Plinio il Vecchio rendeva immuni da malefici o eveni nefasti i luoghi nei quali veniva puntato.
La VIOLA è simbolo di modestia e umiltà; il fiore della viola allude anche all'umiltà di Cristo, che si è fatto uomo.
Per il profumo o la delicatezza dei suoi fiori, il GELSOMINO è stato spesso considerato un fiore del Paradiso, simbolo di amore divino. Poichè fiorisce generalmente in maggio, mese dedicato alla Vergine Maria, il fiore del gelsomino evoca con il suo candore bianco il candore e la purezza della Madonna.
Il FIORDALISO, crescendo spesso nei campi di grano, è simbolo di Gesù, in quanto il campo di grano rimanda al pane dell'Eucarestia. Per il suo colore azzuro rimanda al cielo e quindi al Paradiso, assumendo così un ulteriore significato spirituale.
Il GIRASOLE, volgendosi sempre verso il corso del sole, ha assunto il significato di devozione incondizionata.
L'ANEMONE, il cui nome deriva dal greco, e significa vento, simboleggia invece una vita breve ed effimera, che appassisce in breve tempo.
L'AQUILEGIA, a causa della particolare conformazione dei suoi petali, simboleggia la colomba dello Spirito Santo.
Il GAROFANO, secondo invece una tradizione nordica, è simbolo del matrimonio o di una promessa d'amore.
Il PAPAVERO è un attributo di tutte le divinità legate al sonno e ai aogni; di conseguenza evoca anche l'idea della notte, del sonno eterno e quindi della morte. Secondo la dottrina cristiana il rosso intenso del papavero rimanda anche alla passione di Gesù.
Terminiamo la rassegna sui fiori parlando della regina dei giardini: la ROSA. Simbolo d'amore, nell'antichità la rosa era un fiore sacro a Venere. Per la presenza delle spine, rimanda però anache al tormento di Gesù durante la Passione. E' anche un attributo di Maria, "Rosa senza spine", perchè non toccata dal peccato originale.
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